I parametri meteo
I parametri meteo
Nell’andare a definire i parametri fondamentali in campo meteorologico dobbiamo innanzitutto tener presente che esistono moltissime variabili in grado di determinare una previsione meteo accurata.
Nel campo meteorologico si inizia con il dare le definizioni di tempo atmosferico e di clima, fondamentali per comprendere il comportamento dell’atmosfera.
Per tempo atmosferico si intende il complesso delle condizioni meteorologiche (temperatura, pressione, umidità, che sono responsabili dei venti, della copertura nuvolosa e delle precipitazioni) che caratterizzano la troposfera, lo strato più basso dell'atmosfera, in un dato momento e in un dato luogo; per "momento" si considera un intervallo di tempo breve, che può essere di un giorno o di alcuni giorni o anche di un'ora o di un minuto. La scienza che studia il tempo atmosferico, come prima definito, è detta meteorologia.
Il clima rappresenta, invece, l'insieme delle condizioni meteorologiche (cioè del tempo) che si osservano in un dato luogo nel corso di un anno, sulla base di rilevazioni effettuate per un periodo di almeno 30 anni.
La scienza che studia i vari fattori che determinano un clima (attingendo le informazioni dalla meteorologia) è la climatologia: essa si occupa anche dei reciproci rapporti tra i diversi fattori, della loro influenza sull'ambiente fisico e biologico e delle variazioni che subiscono in relazione alle condizioni geografiche.
In meteorologia vengono usati diversi termini tecnici per indicare alcuni indici utili per la formulazione di previsioni meteo, i più noti ed usati sono i seguenti.
Punto di rugiada (Dew Point)
Il Dew Point è un parametro meteorologico di cui non si parla spesso data la sua estrema tecnicità, eppure la sua importanza è molto elevata in meteorologia. Scopriamo perchè e come si calcola.
Esso indica la temperatura alla quale, a pressione costante, l'aria (o, più precisamente, la miscela aria-vapore) diventa satura di vapore acqueo. Pertanto esso indica anche la temperatura alla quale deve essere portata una massa d'aria affinchè condensi in rugiada; ne consegue che se questo punto cade al di sotto degli 0°C esso prenderà il nome di punto di brina. Ulteriori eccedenze di vapore acqueo si trasformeranno allo stato liquido sotto forma di condensa (rugiada).
Contemporaneamente, il punto di rugiada rappresenta anche quella temperatura a cui una massa d'aria deve essere raffreddata, a pressione costante, affinché diventi satura (ovvero quando la percentuale di vapore acqueo raggiunge il 100% della quantità possibile nell'aria a quella temperatura) e quindi possa cominciare a condensare nel caso perdesse ulteriormente calore. Ciò comporta la formazione di brina, rugiada o nebbia a causa della presenza di minuscole goccioline di acqua in sospensione.
Wind Chill
Nel 1941 i ricercatori Paul Siple e Charles Passel si trovavano in Antartide e misurarono il tempo che un panno umido impiegava per congelarsi; capirono così che esso dipendeva dalla velocità del vento. Da qui nasce il Wind Chill, un indice che misura la temperatura che percepiamo sulla pelle per effetto del vento. Esprime infatti la capacità di togliere calore al corpo umano, perciò è una misura del tasso di calore perso dal corpo. La ventilazione, si sa, rende più rapida l'evaporazione. A sua volta l'evaporazione è un processo che assorbe calore (al contrario della condensazione) e infatti ce ne accorgiamo quando usciamo da una doccia.
Certo, un essere umano non è un semplice panno umido, ma è ben più complesso. Diversi infatti sono i fattori che influenzano la sensibilità alla temperatura: età, corporatura, stato di salute, tanto per citarne alcuni. Tuttavia, per il meccanismo fisico appena spiegato, a differenza degli indici di calore questo indice descrive davvero la reale temperatura avvertita dal corpo in funzione della temperatura dell’aria e della velocità del vento. Il vento, accrescendo l’evaporazione, aumenta, di conseguenza, l’asportazione di calore corporeo e, in presenza di basse temperature, crea condizioni di forte disagio da freddo.
Indice di Calore (Heat Index)
Tra i più noti indici biometeorologici, l’Indice di Calore, chiamato anche
Heat Index (HI) o "Apparent Temperature" (AT), è un indice calcolato per stimare, come altri indici "cugini", il disagio fisiologico causato dalla presenza di alte temperature ed elevati tassi di umidità. Come sempre infatti, il punto chiave da ricordare è che tanto più è alta l'umidità (relativa) tanto più l'organismo ha difficoltà nello smaltire il calore (perché è più difficoltosa l'evaporazione del sudore). Lo strato d’acqua che rimane sulla pelle ostruisce i pori e forma una specie di isolamento tra il corpo e l’ambiente e si può arrivare, nei casi più estremi, al colpo di calore.
Catalogazione dei venti
Il vento viene classificato in base all'intensità con cui spira (leggero, forte, teso, ecc.) e in base al suo comportamento nel tempo (regolare o irregolare), nonché sulla direzione da cui proviene.
L’intensità del vento viene misurata dalla sua velocità, espressa in m/s, km/h o nodi, e viene misurata da uno strumento chiamato
anemometro.
In base alla velocità, i venti vengono classificati in dodici gradi di intensità, secondo una scala di misura detta di
Beaufort: essa fu proposta nel 1806 da Sir Francis Beaufort ed adottata dal Comitato Meteorologico Internazionale nel 1874; fu successivamente rivista dallo stesso Comitato nel 1826.